Benvenuti a La Tavola Sospesa

Un progetto nomade che attraversa confini geografici, culturali ed emotivi.

  • La nostra non è una cena, ma una chiamata. Non è un evento, ma un’invocazione al presente. Immaginate un campo brullo, una casa rurale dimenticata, una terrazza con le erbacce — ed ecco che lì nasce una tavola. Apparecchiata con oggetti trovati, cucinata a legna, abitata da sconosciuti che diventano familiari.
  • La Tavola Sospesa nasce dal desiderio di restituire valore al gesto del nutrire. Ogni nostro incontro è frutto di ascolto: raccogliamo testimonianze, mappe invisibili, memorie affettive. E su queste costruiamo una cena: piatti lenti, con ingredienti locali, racconti sussurrati mentre si spezza il pane.
  • Il tempo qui si dilata. Non ci sono orologi, né luci artificiali. Le parole si scelgono. Il silenzio ha un posto riservato. Chi arriva è accolto, ma anche messo in discussione. Perché condividere un pasto significa lasciarsi toccare, e ricordare che mangiare è un atto sacro.

Cosa accade

  • Ogni Tavola Sospesa è un’opera effimera, costruita con il tempo degli altri. Nessuna è uguale alla precedente. Ogni incontro nasce dopo settimane
    (a volte mesi) di dialogo con il luogo, le persone, le assenze.
  • Invitiamo 12 partecipanti, mai più, per mantenere l’intimità del gesto. Ogni commensale riceve, prima della cena, un frammento: una fotografia, una lettera incompiuta, una spezia. Nessuno conosce in anticipo il menu. Tutto è frutto di relazioni.
  • L’arrivo avviene al tramonto. Nessuna insegna, nessun cameriere. Ci si siede attorno al fuoco, si ascolta la storia che ha fatto nascere il luogo. Poi, lentamente, le portate. Alcune servite in silenzio, altre accompagnate da racconti orali, da canti contadini, da frammenti di diario letti da un attore o un anziano del paese.
  • Non esiste spettacolo. Ma ogni gesto è teatrale. Una pentola che bolle, il profumo di foglie di fico, le mani che versano acqua in ciotole di pietra. Tutto si fa rito, ma senza religione. Tutto si fa memoria, ma senza nostalgia.
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Come partecipare
Partecipare a una Tavola Sospesa non è come prenotare un ristorante. Non c’è calendario. Non c’è menù da consultare. La partecipazione inizia molto prima della cena: con un’attesa.

Chi desidera essere parte dell’esperienza può iscriversi alla nostra newsletter lenta. La chiamiamo così perché non arriva ogni settimana. A volte passano mesi. Ma quando arriva, è un invito reale. Riceverai un messaggio con poche parole, forse un’immagine sfocata. Se ti senti chiamato, rispondi. Ti verranno chieste tre cose:

Un ricordo legato al cibo
Una parola che ami
Una disponibilità a partire senza sapere tutto

Se accetti, nei giorni successivi riceverai una mappa non precisa. Un segnale. E poi le coordinate reali. L’incontro avverrà in un luogo che non si può prenotare: una cava, una stalla, una terrazza. Non c’è biglietto da pagare, ma un’offerta libera che sostiene il progetto.

Ogni presenza è un dono. Ogni assenza è accolta.

Immaginario culinario

I piatti non hanno nomi, ma domande. La mise en place è costruita con materiali raccolti nel posto: pietre, carta di vecchie lettere, bottiglie portate dal mare. Ogni ospite è invitato a portare un ricordo da condividere.